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martedì 27 gennaio 2015
Omocausto
Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell'Armata Rossa abbatterono i cancelli di Auschwitz e ne liberarono i superstiti. Questa data è stata presa come riferimento per commemorare le vittime dell'Olocausto, che secondo gli storici sarebbero oltre i 15 milioni. L'etnia più colpita è sicuramente quella degli ebrei (circa 6 milioni), ma a trovare la morte nei campi di concentramento furono anche i Rom e i Sinti, i disabili e i malati di mente, gli oppositori e dissidenti politici e religiosi, i prigionieri di guerra e i civili sovietici, i polacchi, gli slavi e gli omosessuali. Lo sterminio di questi ultimi è chiamato Omocausto.
La persecuzione degli omosessuali da parte del regime nazista ebbe inizio nel 1933, con la chiusura dei club e delle associazioni gay e lesbiche esistenti nella fino ad allora liberale Berlino. Nel '34, dopo la Notte dei lunghi coltelli e l'uccisione del comandante delle SA Ernst Röhm, dichiaratamente omosessuale, il neo Cancelliere Hitler usò l'omosessualità di quest'ultimo come pretesto per dichiarare gli omosessuali "nemici dello stato", in quanto rappresentavano una minaccia alla capacità demografica della Germania e sminuivano e offendevano la virilità della razza ariana. Per tanto li incluse tra coloro che dovevano essere inviati nei campi di concentramento. Più tardi, nel '36, Himmler creò l'Ufficio centrale del Reich per la lotta all'omosessualità e all'aborto, e sulle basi del paragrafo 175 (legge che condannava qualunque "atto osceno" omosessuale, perfino le fantasie omoerotiche) fece arrestare dalla Gestapo più di 100 mila sospettati omosessuali. Quelli condannati alla carcerazione furono più di 50 mila, che scontarono una pena dai 5 ai 10 anni; i meno fortunati, circa 15 mila, furono spediti nei lager (molti senza un processo), dove vennero contrassegnati con un triangolo rosa, colore scelto con chiaro intento spregiativo.
All'interno dei lager gli omosessuali svolgevano i lavori più ripugnanti (svuotamento delle lattrine) e quelli più pesanti (lavoro nelle cave). I trattamenti al quale erano sottoposti erano estremamente crudeli: alcuni morirono in seguito a prolungate bastonate, inflitte sia dalle guardie delle SS sia dagli altri prigionieri che a loro volta disprezzavano l'omosessualità; spesso venivano stuprati dai compagni di baracca, e alcune testimonianze raccontano di gay seviziati con un bastone scheggiato, poi morti in seguito a emorragie interne; a molti fu imposta la castrazione, e altri vennero usati come cavie per gli esperimenti scientifici attuati dai medici delle SS.
Himmler credeva fermamente che l'omosessualità fosse una malattia dal quale si poteva guarire, e incaricò l'endocrinologo danese Karl Vernaet di trovare la cura. La soluzione per "guarire" consisteva in tre passaggi: castrazione, innesto di un glande artificiale e immissione di un ormone maschile sotto l’inguine o sotto la pelle dell’addome. Ma tutti i "pazienti" sottoposti all'operazione morirono a causa dell'eccesso di ormoni iniettati. Sconfortato dall'esperimento fallito, nel '43 Himmler dispose il rilascio dal Lager di ogni omosessuale che si fosse fatto castrare e che avesse tenuto una buona condotta. Pur di essere liberati, la maggioranza degli omosessuali presente nei campi si sottopose alla castrazione volontaria. Dopo l'intervento, però, questi vennero inseriti in reparti di disciplina ed inviati a combattere in prima linea.
Non si conosce il numero esatto degli omosessuali morti nei campi di concentramento, questo perché coloro che portavano il triangolo rosa erano solo gay tedeschi, pertanto non furono contati quelli appartenenti alle altre categorie, quali gli ebrei, gli zingari, i polacchi, i dissidenti politici ecc... Sommando tutte le categorie, si stima che le vittime furono quasi 600 mila.
Dopo la caduta del nazismo, i gay sopravvissuti ricevettero un ulteriore umiliazione non venendo liberati. L'omosessualità era ancora un crimine, pertanto a loro non spettavano né riconoscimenti né indennizzi dal governo tedesco, e finirono di scontare la loro pena nelle carceri.
Nel 2002 il governo tedesco si è scusato ufficialmente con la comunità gay per quanto avvenuto durante il periodo nazista.
Ad oggi, molte tra le più importanti città del mondo hanno eretto monumenti e posto targhe per ricordare le migliaia di omosessuali che furono trucidati e perseguitati durante l'Olocausto.
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