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mercoledì 31 dicembre 2014

Take Me to Church (Hozier)


Anche quest'anno Spotify, il servizio di streaming musicale on demand, ha pubblicato la classifica dei brani più ascoltati e condivisi. Al numero uno delle canzoni più virali c'è Take Me to Church di Hozier, con più di 87 milioni di stream.

La canzone, attualmente al primo posto nella classifica italiana di Shazam e nominata per la categoria “Song of the year” ai Grammy Awards 2015, è diventata un inno per la comunità LGBT grazie al suo toccate video, nel quale viene affrontato il tema dell'omofobia come atto di denuncia verso le discriminazioni omofobe in Russia, raccontando la storia d'amore di due ragazzi omosessuali che viene ostracizzata da un gruppo estremista.

In un'intervista, Hozier ha raccontato così il significato della canzone: "Sessualità e orientamento sessuale - indipendentemente dall'orientamento - è solo qualcosa di naturale. Un atto sessuale è una delle cose più umane. Ma un'organizzazione come la Chiesa, per esempio, attraverso la sua dottrina, pregiudicherebbe l'umanità, insegnando che l'orientamento sessuale è un peccato o che offende Dio. La canzone è sull'affermare se stessi e rivendicare la propria umanità attraverso un atto d'amore".

A oggi, 31 dicembre, il video di Take Me to Church ha superato le 56 milioni di visualizzazioni.


martedì 30 dicembre 2014

The Way He Looks


Chi ha detto che l'attrazione sessuale deve passare prima dagli occhi? Si può essere attratti dal suono di una voce (magari quella di un telecronista o un dj della radio di cui non conosciamo i tratti fisici), dal tocco e da una stretta di mano, dall'intelligenza e il modo di pensare. E quante volte abbiamo sentito dire "non è bello/a, ma riesce a farmi divertire" oppure "anche se non rispecchia i miei canoni di bellezza, con lui/lei mi sento davvero bene"?

Uno che deve essersi sentito proprio bene con la persona che gli fa battere il cuore è Leonardo, il protagonista di "The Way He Looks" (titolo originale "Hoje Eu Quero Voltar Sozinho"). Leo è un adolescente, e come tutti gli adolescenti ha voglia di crescere, di sentirsi libero, di essere indipendente, e ha anche una grande voglia di amare. Purtroppo ha un grosso limite: è cieco dalla nascita. Questo handicap lo porta ad essere bersaglio dei bulli della scuola, ma lui se ne frega... e poi a difenderlo e fargli da spalla (e occhi) c'è Giovana, la sua miglior amica e confidente.
La vita di Leo ha una svolta quando in classe arriva un nuovo compagno, Gabriel. Gabriel è bello, gentile e ascolta i Belle & Sebastian. Ora, che questo ragazzo ascolti i Belle & Sebastian può non sembrare importante, ma fidatevi, lo è! Chiunque ascolti questa band di Glasgow ha un animo sensibile, dolce, delicato e romantico... esattamente come Gabriel. Ed è questa anima pura ad aver conquistato il cuore di Leonardo... la sua anima e il senso di libertà che prova quando è insieme a lui. Ma se l'amore è una questione complicata per i vedenti figurarsi per chi è cieco. Fortuna per Leo, le cose gli si facilitano quando è Gabriel a rubargli un bacio, il primo e tanto atteso bacio!


Questo film ci insegna che la sessualità, solitamente associata alla vista, può nascere attraverso altri stimoli, e sta a ognuno di noi scoprire quali essi siano.



The Way He Looks, diretto da Daniel Ribeiro, è stato presentato in anteprima al Festival internazionale del cinema di Berlino il 10 febbraio 2014, dove ha vinto il premio FIPRESCI come miglior lungometraggio della sezione "Panorama" e il Teddy Award come miglior lungometraggio a tematica LGBT.



lunedì 29 dicembre 2014

Simbologia LGBT



I simboli per identificare la comunità omosessuale sono molti e tutti con una loro storia. Il più antico è sicuramente il triangolo rosa, rosa Winkel in tedesco, fatto di stoffa e cucito sulle casacche degli uomini omosessuali internati nei campi di prigionia nazista. Si stima che i prigionieri che portarono il triangolo rosa furono tra i 5.000 e i 15.000. Ma gli uomini gay che morirono nei lager nazisti furono molti di più, oltre i 200.000, dato che chi era sia ebreo che gay portava semplicemente la stella gialla. Alle prigioniere riconosciute lesbiche, invece, venne imposto il triangolo nero delle persone "asociali".
I triangoli, sia rosa che nero, sono stati rivendicati e riutilizzati, in gesto di sfida, da parte del movimento gay, diventando un simbolo politico gay.



Le associazioni contro l'AIDS hanno adottato il triangolo rosa rovesciato per simboleggiare la “lotta attiva” contro HIV/AIDS, piuttosto che una “passiva rassegnazione al destino”


La bandiera arcobaleno (Rainbow Flag) è il simbolo più usato e conosciuto del movimento di liberazione omosessuale. Fu creata nel 1978 dall'artista Gilbert Baker in onore della Festa della Libertà Gay di San Francisco. La prima versione comprendeva otto strisce, tra i quali il rosa e l'indaco. In seguito il rosa venne eliminato per indisponibilità di tessuto, e l'indaco e il blu vennero sostituiti da un unica striscia color blu reale. La bandiera attuale prevede sei strisce ed ogni colore ha un suo significato: il rosso sta per la vita, l'arancione per guarigione, il giallo è sinonimo di luce del sole, il verde simboleggia la natura, il blu l'armonia, e il viola è l'anima.


La Labrys, un'ascia da battaglia a doppia lama, è un simbolo di origine minoica, e rappresenta la forza e l'indipendenza femminile. Questo simbolo viene utilizzato per rappresentare il movimento lesbico e femminista. La bandiera, labrys bianca in un triangolo nero in campo porpora, fu creata dall'artista Sean Campbell nel 1999.



I triangoli rosa e blu sovrapposti (biangolo) rappresentano la bisessualità. Il triangolo rosa identifica l'omosessualità, quello blu la eterosessualità; i due insieme formano il colore lavanda, ossia una miscela di entrambi gli orientamenti sessuali. Ma esiste un'altra interpretazione: il rosa rappresenterebbe l'attrazione per le femmine, il blu quella per i maschi. E il color lavanda non è altro che l'attrazione per entrambi i sessi.

Il simbolo della luna bisessuale è stato creato per evitare l'utilizzo del triangolo rosa di stampo nazista.

La bandiera, progettata nel 1998 da Michael Page, è divisa in tre frammenti: un'ampia striscia color magenta nella parte superiore rappresenta l'attrazione dello stesso sesso; una larga striscia blu nella parte inferiore rappresenta l'attrazione di sesso opposto; e una piccola striscia color lavanda intenso che occupa il quinto centrale rappresenta l'attrazione verso entrambi i sessi.


La bandiera che rappresenta la comunità transgender, progettata da Monica Helms, è costituita da cinque strisce orizzontali: due azzurre all'estremità, due rosa e una striscia bianca al centro. La sua ideatrice ha descritto il significato della bandiera come segue: “L'azzurro è il colore tradizionale per i maschi, il rosa lo è per le femmine e il bianco nel mezzo è per coloro che stanno transitando, per quelli che sentono di avere un genere neutro o nessun genere, e per coloro che sono intersessuali. La sequenza è tale che non importa in che modo la si veda, poiché sarà sempre corretta”.



La bandiera bear fu ideata nel 1995 da Craig Byrnes. Per “bear” si intendono quegli uomini omosessuali o bisessuali dalla corporatura robusta, spesso pelosi, oppure semplicemente sovrappeso, in genere dall'aspetto mascolino. La bandiera scelta dalla comunità ursina rappresenta l'impronta di un orso su uno sfondo a strisce. I colori delle strisce più in alto sono ispirati al colore della pelle di persone di diverse etnie: neri, mulatti, asiatici, caucasici etc. I colori delle strisce basse sono quelli del "Pelo dell'orso", nero, grigio o bianco, a seconda dell'età. La bandiera ha un significato di apertura a tutte le etnie, a tutte le età e alla diversità nelle persone e nei gusti.



La bandiera Leather è stata progettata da Tony DeBlase nel 1989. E' composta da nove strisce orizzontali di uguale misura. Dall'alto e dal basso si alternano strisce nero e blu reale. La striscia centrale è di colore bianco, mentre nel quadrante in alto a sinistra è posizionato un cuore rosso. DeBlase ha affermato che ognuno è libero di interpretare la bandiera come vuole; quella più gettonata vuole il cuore come simbolo dell'amore che si prova, la banda bianca rappresenta la purezza, le strisce nere per la pelle/cuoio e quelle blu per il denim, due materiali comunemente indossati nella comunità leather.



La lettera greca minuscola lambda, scelta dalla Gay Activists Alliance di New York nel 1970, è il simbolo internazionale per i diritti di gay e lesbiche.



Altri simboli per identificare la comunità omosessuale sono basati sulla simbologia astrologica (Marte (♂) per i maschi, Venere (♀) per le femmine), dove due simboli maschili agganciati formano un simbolo gay, mentre due simboli femminili intrecciati formano un simbolo lesbico. Il simbolo transgender, ideato da Holly Boswell, raffigura un cerchio con una freccia sporgente dalla parte superiore a destra, come per il simbolo maschile, una croce che sporge dal basso, come per il simbolo femminile, e una freccia barrata (combinazione tra croce e freccia) in alto a sinistra.


domenica 28 dicembre 2014

Sons of Anarchy


Da poco si è conclusa l'ultima stagione di Sons of Anarchy, lasciando schiere di fan in lacrime e con un senso di vuoto e smarrimento. Niente più omicidi, uno più efferato dell'altro, niente più violenza gratuita. Niente più traffici di armi con l'IRA e niente più traffici con la droga dei messicani e dei neri. Niente più industria del porno, niente più bordelli. Niente più guerre per il territorio, per la leadership o per la sicurezza della famiglia. Niente più tatuaggi e giubbotti in pelle. Niente più corse in motocicletta. Niente più SAMCRO. Ci eravamo così affezionati a questi criminali che in qualche modo ci sentivamo legati a loro come un bambino nell'utero è legato alla madre attraverso il cordone ombelicale. E ora che è tutto finito siamo orfani.

Chi non ha mai visto questa serie si starà chiedendo cosa c'entra con il tema LGBT. In un club di motociclisti dove per entrare a farne parte bisogna rispettare dei requisiti, come essere disposto a versare sangue nell'interesse del club e avere un colore della pelle che non sia più scuro del rosa abbronzato, tutto ci si aspetta tranne che un membro sia gay o sessualmente ambiguo. E invece...

Sarà che la presidenza di Jax Teller ha portato nel club una ventata di libertà e modernità (tanto che nell'ultima puntata entra a far parte dei SAMCRO il primo membro di colore), o sarà che a Tig "il perverso" è tutto consentito, ma l'arrivo di Venus nella vita di quest'ultimo non ha creato dei veri e propri disappunti tra i Sons, solo risatine di circostanza e qualche perplessità iniziale.

Ma chi è Venus?
Venus van Dam (nata Vincent Noone) è una prostituta transgender. Viene ingaggiata dai SAMCRO nella quinta puntata della quinta stagione per ricattare un uomo d'affari. Tig Trager ha un colpo di fulmine appena la vede.



Nella sesta puntata della sesta stagione sarà Venus a chiedere aiuto al club. Racconterà a Jax e ai suoi ragazzi quello che ha dovuto subire nell'adolescenza, di quando era ancora Vincent e sua madre lo violentava per cercare di "raddrizzarlo", di ritirare fuori il maschio che c'era in lui. In seguito la madre, Alice, lo costrinse a prostituirsi e lo usò per creare un business basato sula pedo-pornografia. Venus è convinta che la stessa sorte stia toccando a Joey, suo figlio, che vive con la nonna. Quando i Sons andranno da Alice, infatti, troveranno Joey narcotizzato nello studio dove lei e suo marito girano il materiale pedo-pornografico. Jax uccide Alice e salva Joey affidandolo a Venus.



Nella quarta puntata della settima stagione i SAMCRO avranno ancora bisogno dell'aiuto di Venus, e Tig, che era rimasto in contatto con lei, la chiama. In questa puntata Tig verrà ferito e chiederà di vedere Venus. Quando lei andrà a fargli visita i due ammetteranno di provare amore l'uno per l'altra.
Venus e Tig porteranno avanti una relazione. Ma lei è preoccupata: sa che Tig è un fuorilegge legato ad un ambiente con parecchi pregiudizi verso gli omosessuali e i transgender, vuole separarsi da lui. E qui Tig la stupisce: le dice che solo con lei si sente se stesso, che vuole che lei sia sua, e vorrebbe andare e farsi vedere ovunque con lei affianco. Poi le ordina di farsi bella perché la porta fuori. Si conclude così la scena più romantica di una delle serie televisive meno romantiche della storia.




sabato 27 dicembre 2014

Queer as Folk (US)


Stanno diventando sempre di più le serie TV incentrate sull'omosessualità, o nel quale c'è almeno un personaggio gay, ma la prima che mi viene in mente quando penso al mondo queer è proprio Queer as Folk (versione americana). Se non ne avete mai sentito parlare VERGOGNATEVI, abbandonate quello che state facendo e iniziate a vederla. Se l'avete vista e non vi ha entusiasmato più di tanto... be', mi dispiace, credo voi siate delle brutte persone.

Scherzavo. Non siete delle brutte persone. Commento da fan "insultate una delle mie serie preferite e sarà l'ultima cosa che farete" a parte, qualche difettuccio in QaF c'è: molte scene sono al limite del trash; alcuni personaggi, Emmett in particolare, sono troppo stereotipati; c'è troppa ghettizzazione, sembra che gli etero non esistano, e quando ne compare uno o è la madre di un personaggio o un omofobo a cui piace picchiare, insultare e far saltare in aria con qualche bomba tutta la comunità gay; infine, le ultime due stagioni non sono spumeggianti come le prime tre, si vede che produzione e cast non avevano proprio voglia di girarle.

Ammazza, ahò, c'ha solo difetti questa serie? Assolutamente no, QaF ha una lista infinita di pregi. A me, ad esempio, piace perché a volte sa essere proprio trash! I mille stereotipi in realtà servono per dare un tocco comico e per sdrammatizzare un po', guai se non ci fossero. Ma la cosa che preferisco in assoluto sono quelle battutine, maliziose, sagaci, politically scorrect, che piovono durante tutti i 45 minuti di ogni puntata.

E poi ci sono loro, i personaggi. Potremmo dire che sono otto quelli principali, tutti diversi e con un loro carattere. C'è Brian, il ricco, stronzo e narcisista a cui nessuno sembra resistere. Michael, il ragazzo della porta accanto, spesso lagnoso, mammone, fissato con i supereroi e i fumetti. Justin, l'angelico ragazzo con grandi doti artistiche e un coraggio da vendere. Emmett, decisamente il più vistoso, una vera regina, sogna il principe azzurro e mentre lo cerca si scopa ogni uomo gay della città. Ted, il bruttino e sfigato che ci prova con tutti, ma finisce sempre in bianco. Lindsay e Melanie, la coppia di lesbiche con il loro bisogno di famiglia. E Debbie, la mamma di Michael, esuberante, energica, fiera di suo figlio e dei suoi amici, ma soprattutto sboccata e senza peli sulla lingua.



Ma alla fine di che parla Queer as Folk, ancora non l'ho detto. La serie è ambientata a Pittsburgh (città che fino al 2000, anno della messa in onda, era conosciuta solo per aver dato i natali al papà della pop art Andy Warhol) e racconta le vicende di cinque amici gay e una coppia di lesbiche. Tra una storia amorosa e l'altra, e innumerabili scopate nella dark room del Babylon (la discoteca nel quale i nostri eroi passano la maggior parte del loro tempo), Queer as Folk affronta diversi argomenti, quali l'omofobia, il matrimonio tra gli individui dello stesso sesso, l'inseminazione artificiale, l'adozione di figli da parte di una coppia gay, la tossicodipendenza, la sieropositività e l'Aids. Tutti temi seri, ma raccontati sempre con un pizzico di ironia e cinismo.
Nel 2005 la serie, prodotta da Showtime e girata in Canada, si conclude con un totale di cinque stagioni per 83 episodi.

Sorprendentemente questa serie vede nel suo fandom una maggioranza di pubblico femminile rispetto a quello maschile (omosessuale); anche per quanto riguarda i personaggi più amati i fan si dividono per genere: le donne sembrano preferire la coppia Brian e Justin; gli uomini, invece, tendono a simpatizzare e a identificarsi di più con Michael e Ted.
Io, bastian contraria, adoro Emmett e Debbie. Tiè!

Insomma, forse QaF non è la serie più bella che ci sia, non è perfetta, ma si fa amare. Tanto. E sarei pronta a rivedermela tutta anche adesso!



Best quotes:

Dovete sapere che "tutto ruota attorno al sesso"; sembra che gli uomini pensino al sesso ogni 28 secondi. Gli etero, ovvio. I gay ci pensano ogni 9 secondi. Puoi essere al supermercato, in lavanderia o a comprare una maglietta, quando ti trovi a guardare un ragazzo ancora più intrigante di quello col quale sei tornato a casa la notte prima. Ecco perché siamo tutti al Babylon, all'una di notte, invece che a letto: ma chi è che vuole stare a casa, a letto, specialmente se da solo, sapendo che qui, in ogni momento, potresti incontrare lui, l'uomo più bello che sia mai esistito. Che sia esistito per lo meno fino a domani sera ... [...] Come dicevo, tutto ruota attorno al sesso, e quando accade pensi: Resterà? Andrà via? Come lo faccio? ... A meno che tu non sia Brian Kinney. Se è così, dici: "Che mi frega di quello che pensi; sei fortunato ad avermi". (Michael)

Vieni o te ne vai? O vieni e poi te ne vai? O vieni e rimani? (Brian)

Ho visto dio. Si chiama Brian Kinney. (Justin)

Io non credo a queste idiozie dell'amore, io credo nelle scopate: sono oneste ed efficienti, ne entri e ne esci con il massimo del piacere e il minimo di stronzate. L'amore è una cosa per gli etero. Se la raccontano per finire a letto e poi finiscono col farsi del male a vicenda perché erano tutte bugie fin dall'inizio. (Brian)

Sapete? Probabilmente io sono una troia. Però, se non altro, una troia onesta. (Emmett)

Sarò felice quando il Pride sarà finito e potremo tornare tutti a vergognarci. (Brian)

Ecco cosa mi hanno insegnato i fumetti: che a dispetto di ogni cosa noi sopravviveremo e vinceremo. (Michael)

SPLENDORE di Margaret Mazzantini


La Mazzantini non è la prima venuta. E' una che sa scrivere, veramente. E quando scrive, scrive poesia. La Mazzantini fa parte di quegli autori che quando li leggi ti senti in dovere di strisciare fino ai loro piedi per chiedergli scusa se per sbaglio sei inciampato su una penna e un foglio bianco, usandoli, poi, per scarabocchiarci delle lettere che messe insieme hanno formato un mucchio di parole (insulse se paragonate alle loro). A questo proposito, scusa Margaret.
Splendore è un bel romanzo. Alcuni l'hanno criticato: troppo sofisticato, troppe figure retoriche, finale troppo duro, crudo e triste. Io sarei rimasta delusa se fosse stato diversamente.
Se è vero che gli opposti si attraggono Guido e Costantino, i protagonisti della storia, ne sono la prova: il primo proviene da una famiglia benestante, intellettuale, atea, moderna; il secondo arriva da una famiglia di proletari, quasi senza cultura, molto religiosa e dalla mentalità provinciale. Eppure tanta diversità non ha proibito loro di innamorarsi. Ci vorranno anni per arrivare al primo "ti amo", e ci vorranno ancora più anni (decenni) per arrivare ad "accettarsi" come coppia, ad essere loro stessi. E' a questo punto del romanzo che accade il dramma, che distruggerà tutto quello che i protagonisti avevano faticosamente costruito fino ad allora.
Il finale è triste? La vita è triste. O almeno, a volte sa essere davvero bastarda.

Di seguito le frasi che più mi sono piaciute e coinvolto:
E davvero accadde, e fu contro natura, e davvero vorrei sapere cos'è la natura, quell'insieme di alberi e stelle, di sussulti terrestri, di limpide acque, quel genio che ti abita, che ti porta a fronteggiare a mani nude le tue stesse mani e tutte le forze del mondo.
Allora fu natura, la nostra natura che esplose e trovò l'espressione più dolce e benevola. Ci trovammo. Come il vento che organizza il mondo, lo rade al suolo e lo riedifica lentamente. Constantino non voleva, neppure io volevo, almeno così credo di ricordare. Ma cosa so io, che poi la vita e il suo desiderio non abbiano contraddetto? Dolcemente caddero i suoi abiti come armature che si liquefanno. I suoi ruvidi vestimenti di ragazzo. Lui grosso, io magro, lui povero, io figlio di misera gente benestante. Mi guardò, i suoi occhi parevano cadere, appartenuti a molti altri uomini prima di lui, soldati morti in battaglia, monaci, assassini, eremiti. E adesso solo i suoi.
-Ti amo - dissi, - ti amo.
-Anch'io ti amo, Guido, da sempre.
Stupiti ci sollevammo in quel cielo di plastica arancione, ci piegammo come uomini sulle messi e raccogliemmo il nostro grano in quell'immenso splendore.

Io e Costantino non avremmo mai potuto avere un figlio nostro. Gli uomini non possono fare figli. Era un pensiero assurdo, eppure era il solo che riuscivo a generare. Sapevo che l'unica persona al mondo con la quale avrei desiderato fare un figlio era lui. Quella privazione alla quale non avevo mai pensato adesso definiva la mia omosessualità. E mi sembrava di accogliere un urlo molto più profondo, l'impotenza di tutti gli uomini che fanno l'amore e sanno che il loro orgasmo non potrà mai fecondare la creatura che amano.

Vieni Costanti', lo senti, tutto tace. La vita non ci ha cavato niente, e se anche c'ha cavato tutto, tutto ci rende stasera. E' questa normalità che tanto c'è mancata, questa la quiete che tanto desideravamo. Siamo una coppia, vedi. Possiamo esserlo. Chi ci sputerà in terra, chi dal cielo? Il tuo Gesù Cristo? Ma quello è nostro anche lui. Che ci fa con tutti quegli angeli, e perché sono maschi, ma non hanno sesso?

sabato 20 dicembre 2014

Benvenuti in Ball Boy!

Con quale argomento inaugurare questo blog?

Si chiama Ball Boy, nel logo è raffigurato il classico pallone con pentagoni neri ed esagoni bianchi, quindi mi sembra scontato iniziare parlando di calcio. Ma non parleremo di partite, di mercato e di lotta per lo scudetto, a noi del calcio interessa solo una cosa: il lato queer.

Eh già, perché i calciatori gay esistono, al contrario di quello che sostengono la maggior parte dei fanatici del calcio, e sono pure parecchi. Ma dove sono? I calciatori che hanno fatto coming out sono pochissimi, perlopiù semisconosciuti, e quasi tutti l'hanno fatto a carriera finita, quando ormai non avevano più niente da perdere.

Nel calcio regna sovrana l'omofobia (ma va?). Lo dico io (che ho frequentato gli stadi e gli ultras), lo dice il portiere Morgan De Sanctis, lo diceva l'ex CT della Nazionale Prandelli e lo dice anche la Federcalcio. Lo dicono e lo sanno tutti. L'omosessualità nel mondo del pallone è malvista. Se c'è il minimo sospetto che un calciatore sia gay nel migliore dei casi questo viene insultato e denigrato, nel peggiore, invece, viene perseguitato e costretto ad abbandonare la carriera. Non c'è da stupirsi, perciò, se tutti i giocatori con un orientamento sessuale diverso da quello che impone la società conformista rimangono nell'ombra. Al loro posto avrei paura di farmi avanti anch'io.

Arsenal vs Bayern Monaco - Tifosi del Bayern espongono uno striscione omofobico indirizzato al centrocampista dell'Arsenal  Mesut Özil.

Ma le cose possono cambiare. Devono cambiare. E qualcosina sta già cambiando rispetto agli anni passati. Molte sono, infatti, le campagne legate al tema della lotta contro la discriminazione sessuale; Stonewall e Paddy Power hanno lanciato più volte l'iniziativa Raibow Laces, e tanti giocatori, da quelli dell'Arsenal fino ai nostri Moscardelli e Dessena, hanno allacciato le loro scarpe con lacci dai colori arcobaleno.
Risultato? Alcuni tifosi hanno sostenuto la campagna, altri, come era immaginabile, le sono andati contro. Sta di fatto che coming out non ce ne sono stati, e il pregiudizio anti-gay continua a caratterizzare questo sport.


Tifosi del St. Pauli contro l'omofobia.

Perché mi sta tanto a cuore questo tema? Be', come scritto in precedenza ho frequentato questo ambiente. Ho conosciuto di persona dei calciatori gay, ma nessuno di loro vive apertamente la propria omosessualità. Anzi, sono tutti o fidanzati o sposati con una donna. Non possono essere loro stessi se non rare volte e sempre segretamente. Tutto ciò è inaccettabile. Per questo ho deciso di aprire questo blog, che non si occuperà solo di sport, ma di tutto ciò che riguarda il mondo LGBT, con lo scopo di sensibilizzare e portare maggiore informazione in questo campo.

Per gli amanti della lettura a cui interessa l'argomento elenco alcuni romanzi che trattano il tema dell'omosessualità nel calcio: Solo per una notte  e I fuoriclasse di Nicolas Bendini; Il pallonaro di Luigi Romolo Carrino; e Ball Boy di Pi Tong (sì, l'ho scritto io...).