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venerdì 6 febbraio 2015

Queer as Folk (UK)


Nella mia vita ho fatto tantissimi sbagli, uno di questi è sicuramente aver visto la serie Queer as Folk UK dopo Queer as Folk US, Game of Thrones e Sons of Anarchy. Così facendo me la sono rovinata.
Non credo di aver mai guardato una serie con così poca obiettività. Fare comparazioni con il suo remake è stato praticamente impossibile. Che preferisco la versione americana forse si è capito (oltre al legame affettivo, credo che le vicende che vivono i personaggi US siano più coinvolgenti, appassionanti e divertenti), ma a rendermi la visione sconcertante sono stati Aidan Gillen nei panni di Stuart e Charlie Hunnam nei panni di Nathan. Tutta colpa della mia totale incapacità di vedere Gillen in un ruolo che non sia quello di Petyr Baelish e Hunnam in un ruolo che non sia quello di Jax Teller.




Ora che li ho visti ballare le Spice Girls al Babylon non credo che riuscirò a guardare Littlefinger e Jax con gli stessi occhi di prima.

A parte questo, la serie vale la pena di essere guardata. Ideata da Russell T. Davies ha un totale di 10 episodi (8 puntate nella prima stagione; 2 puntate nella seconda stagione) andati in onda tra il 1999 e il 2000. Ambientata a Manchester, più precisamente nel quartiere gay di Canal Street, narra la vita di tre omosessuali: Stuart, ricco pubblicitario trentenne con una vita sessuale molto attiva e promiscua; Vince, impiegato del supermercato, romantico, fanatico di Doctor Who, e innamorato del suo amico Stuart; Nathan, studente di 16 anni, ossessionato anche lui da Stuart e affamato di nuove esperienze.


Il programma prende il suo nome dall'espressione inglese "there's nought so queer as folk" che significa "non c'è nulla di strano come la gente". Il termine queer (strano) è sinonimo di omosessuale, per cui l'espressione assume il significato di "omosessuale quanto tradizione/normale".

Queer as Folk UK è sicuramente più soft del suo remake - che oltre a regalarci indimenticabili scene di sesso gratuito ha affrontato argomenti importanti quali l'AIDS, l'omofobia, e il matrimonio gay - e, data la breve durata della serie, non ti lascia il tempo necessario di affezionarti a lei e ai suoi personaggi. Ma senza di essa non ci sarebbero stati né Brian Kinney né il suo adorabile cinismo, perciò un grande grazie a questa serie.

Noi non usiamo i martelli, o i chiodi, o le pinze. Noi trapaniamo e facciamo seghe, ma in un altro senso. Noi froci. Perché io sono un frocio. Sono gay. Sono una checca, sono un finocchio. Cavalco a pelo, amo i trenini. Sono un diverso. Io faccio prove orali. Il mio sport è il salto con l'asta. Sono omosessuale. Io metto a prova le chiappe. Io sono un succhiacappelle. Io sono la regina dei cessi pubblici, me li faccio tutti. Amo il cannolo alla crema. L'ortaggio che mi piace di più è il cetriolo, la frutta che preferisco è la banana. Lo strumento che suono meglio è il piffero a pelle. Io scopo e sono scopato. Io succhio e vengo succhiato. Li scappello e li meno. E si sono fatti tutti le più belle scopate con me. Ma io non sono un pedofilo. Se c'è un sadico pervertito in questa famiglia è solo quel piccolo ricattatore lì. Quindi congratulazioni, Thomas, sei ufficialmente uscito allo scoperto. Ah, c'è un'altra cosa. Ve l'ho detto che ho avuto un bambino? (Stuart)


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